Venerdì della quarta settimana di Quaresima – 15 marzo 2024
Si dice spesso che gli insegnamenti spirituali di tutte le tradizioni ci spingano a sviluppare un atteggiamento indifferente verso la felicità o l’infelicità. Ciò riflette l’insegnamento di Gesù secondo cui il sole della divina benevolenza splende allo stesso modo sui buoni e sui cattivi. Questo significa che dovremmo mirare a non avere preferenze? O, più realisticamente, che dovremmo accettare il brutto ed il bello della vita e accettare il brutto con gentilezza senza lamentarci. Gli insegnamenti buddisti sottolineano il pericolo di aggrapparsi a un lato qualsiasi dell’esperienza perché rimbalziamo tra l’avversione e la possessività. Eppure neanche i buddisti sono indifferenti. Credono nella riduzione della sofferenza e in uno stato al di là di essa a cui dovremmo aspirare. Allo stesso modo, il Vangelo ci insegna a «considerare che le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che si manifesterà in noi» (Rm 8,18).
Il problema nel ritenere che dovremmo essere ugualmente felici con la sofferenza o con la gioia è che non è realistico. Non è fedele alla natura umana o al significato della sofferenza. Non è distacco, ma piuttosto estraniarsi. La vera saggezza delle tradizioni spirituali è evitare la sofferenza che possiamo evitare e accettare con grazia ciò che non possiamo, con la certezza che la sofferenza non è priva di significato. In questo modo ci avviciniamo alla fonte della gioia dentro di noi che si riflette in tutti i cicli naturali.
Una prova di ciò è l’arrivo dell’affascinante stagione della primavera nell’emisfero settentrionale. Lo vedo accadere oggi mentre guardo fuori dalla finestra mentre scrivo questo a Bonnevaux. Sensi risvegliati, profumi dimenticati, nuovi colori e immagini ritornano, narcisi pieni di gioia e il verde sbiadito che difficilmente riesci a vedere negli alberi spogli che emergono dalla loro morte stagionale. Abbiamo avuto un inverno grigio e umido, con molte delle variazioni estreme che sono effetti caratteristici del cambiamento climatico ovunque. Tuttavia, grazie a Dio e alla Sua manifestazione nella bellezza del mondo, la ruota cronometrata delle stagioni continua a girare.
Un’altra semplice prova è la nostra preferenza per la vita rispetto alla morte anche quando, come Gesù nel Getsemani, accettiamo il doloroso destino della morte come parte della vita. L’amore per la vita trasforma questo destino. Poiché è così profondamente radicato, tocca in noi il nucleo della vita eterna libera dal ciclo di morte e rinascita all’interno del quale cresciamo ma che trascendiamo anche.