Lunedì della quinta settimana di Quaresima – 18 marzo 2024
È solo nel momento di salutare qualcuno che comprendiamo davvero quanto sia importante il tempo trascorso insieme. Quando una cosa giunge al termine possiamo vederla nella sua totalità, l’inizio, il suo svolgersi e la fine, ed è più facile coglierne il significato. A volte proviamo dolore per la separazione o per la perdita che sta per verificarsi. Ci dispiace per le opportunità non colte, sentiamo che abbiamo trascorso un periodo meraviglioso insieme ma anche che qualcosa è incompleto, che permane un potenziale che resta incompiuto.
Forse è per questo che i congedi irlandesi sono così lunghi, sono un modo affinché le persone abbiano il tempo di riflettere su tutte queste sfumature di significato prima di lasciarsi. Può darsi, invece, che a loro piaccia parlare, o che tendano a parlare di più alla fine perché potrebbe non esserci un’altra occasione.
Dire addio – come fa Gesù in molti dei passi delle Scritture che leggeremo da qui alla Settimana Santa – la settimana del lungo addio – ci fa capire che ciò che è avvenuto non può più ripetersi. Possiamo dire “au revoir” o “hasta la vista” o “ci rivedremo presto”, ma sappiamo che, se e quando lo faremo, saremo persone diverse. Ci riconosceremo, ma tutto ciò che sarà stato trascurato o abbandonato svanirà completamente dalle pagine della memoria. In un certo senso, quindi, in ogni incontro successivo ricominceremo da capo. A ogni addio ci sottomettiamo ad una morte nella speranza di una resurrezione. Ma la certezza della speranza – che è la fede – non significa che la morte non trasformi e trasfiguri tutto. Comprensibilmente, tuttavia, ci ripromettiamo di non lasciar trascorrere troppo tempo prima della prossima volta.
C’è unicità e irripetibilità in ogni incontro, in ogni relazione e contatto, breve o duraturo, intimo o superficiale che sia. L’unicità è l’impronta che Dio imprime su ogni cosa nel tempo e nello spazio di questa vita.
Niccolò Cusano è stato un grande pensatore cristiano del XV secolo – cardinale e attivo riformatore della Chiesa – considerato oggi come un momento di transizione tra il mondo medievale e quello moderno. Ha anticipato molti temi della modernità. La sua principale intuizione fu la “coincidenza degli opposti” come fondamento della verità, un modo particolarmente efficace di descrivere Dio. Significa che Dio non ha più bisogno di essere concepito come un’entità separata e al di fuori del mondo umano e naturale che Egli ha posto in essere. È qui con noi anche quando appare più assente che mai, o quando sembra volersi nascondere, allorché lo si avverte più presente. Solo di recente ho appreso che Niccolò è stato il primo a studiare la crescita delle piante e a comprendere che queste si nutrono anche di aria – e che l’aria ha un peso. È incredibile quante cose possiamo fare nella vita se non perdiamo tempo con finti dispositivi salva-tempo e non cerchiamo di rendere la nostra vita più comoda o produttiva.
Avvicinarsi a Dio come fondamento dell’essere unisce anche gli oggetti di coscienza più polarizzati nell'”origine sempre presente” e estende il campo della coscienza, che è la nostra casa in questo universo. Questo modifica anche il carattere irrevocabile della morte e rende un po’ più semplici i nostri congedi quotidiani.