Lunedì della seconda settimana di Quaresima
Le cose più semplici della vita sono le più difficili: le più difficili da descrivere, da capire, da vivere. Le desideriamo ma un semplice desiderio può sviluppare anche se in modo innocente un campo di grande complessità intorno a sé. Vogliamo la felicità o una relazione oppure fare il lavoro che amiamo. Quando le circostanze lo impediscono, possiamo diventare tristi, arrabbiati o senza speranza e andare alla ricerca di false consolazioni, sostituti e distrazioni. Il desiderio autentico ed originale è ora perso in una rete virtuale di imitazioni.
La saggezza contemplativa dice di distaccarsi dal desiderio. Ma che tipo di desiderio?. La Quaresima ci allena all’autocontrollo. La disciplina spirituale ci insegna il discernimento per non abbandonare il desiderio originario e per separare le pecore dalle capre tra le nostre tante ambizioni e fantasie secondarie. Il desiderio originale allora trascende il desiderio nella purezza del cuore. Non è un desiderio di qualcosa ma una felicità imminente pronta a rimanere non possessiva. Uno sguardo si ma non uno sguardo famelico di possesso, un ricevere, non uno pretendere. Questo è il desiderio di Dio, allineato con Dio in un modo che il desiderio egocentrico non possa mai esistere
Da ragazzo desideravo tanto una bicicletta. Quando mi è arrivata ero estasiato. Poi mi sono sentito dolorosamente frustrato e umiliato dalla mia incapacità di guidarla. Il mio semplice desiderio era stato soddisfatto: il problema era godere di ciò che desideravo senza più pensare al desiderio. Volevo solo salire sulla mia nuova bici scintillante e andare realizzando le mie fantasie di libertà. Non capivo che sono necessari l’apprendimento e la pazienza per gestire l’aver ottenuto ciò che desideriamo. La bici me lo ha insegnato attraverso cedimenti, cadute e lievi commozioni cerebrali. Poi ho capito. La meditazione richiede più tempo ma insegna lo stesso principio di semplicità del ricevere un dono.
Desideriamo profondamente trovare il semplice nucleo della realtà. Dimostrandosi più difficile di quanto immaginassimo, noi possiamo provare a sezionare la realtà mediante un’analisi eccessiva, un controllo intellettuale o il fondamentalismo religioso, in modo da tagliare la vita ordinaria in sottili sezioni. Tuttavia la vita è quella che stiamo vivendo, tangibile, disordinata e imprevedibile, dove la luce semplice e radiosa di Dio risplende e penetra in noi. Dio è semplicità infinita.
Dio è anche eternamente presente. Nel complicare le cose immaginiamo il momento presente come il congelamento di uno dei ticchettii fugaci dell’orologio che regola il tempo della nostra vita. Ma il tempo non può essere congelato. L’eterna presenza di Dio è dentro e fuori il tempo è il cuore del tempo.
Non conosco modo più semplice per entrare nel momento presente che dire il mantra. Come andare in bicicletta che si impara attraverso il fallimento e siamo capaci di farlo correttamente solo quando smettiamo di pensare a come farlo.
Il tempo è il problema risolto dalla quiete. Le ansie del futuro, le rinascite del passato che possono inondare i nostri sentimenti possono risolversi nel tempo e attraverso una presenza più profonda. Nessuna teologia o neurologia può spiegare l’immenso potere dell’amore liberato da questa profonda quiete. Qualunque altra attività possa svolgere nel mondo, il contemplativo è un amante e un artista. La contemplazione scatena un diluvio di bellezza e la bellezza ci mostra come la semplicità del tutto si manifesti nel presente perché è presente in ogni particella del tutto.