Venerdì della quinta settimana di Quaresima – 22 marzo 2024
C’è una semplice mappa per il viaggio che ogni meditatore compie. Essa aiuta a fare il primo passo coloro che hanno paura a iniziare e incoraggia coloro che abbandonano a riconnettersi al cammino. La prima tappa è scoprire la propria mente scimmiesca e l’imbarazzante livello di distrazione che ci impedisce di restare immobili e di godere semplicemente della realtà, frutto dell’attenzione. Arrendersi al primo ostacolo è comune, ma ciò non significa che non puoi ricominciare tutte le volte che fallisci. Scoprirai nella meditazione il valore dell’incoraggiamento da parte degli altri e con gli altri – dell’amicizia spirituale.
La seconda fase trova il disco rigido della memoria. Ogni cosa, reale o immaginaria, della nostra storia è conservata lì e una parte di essa può essere repressa. Come il dolore, la rabbia, la paura o la vergogna che provocano sofferenza e ci controllano dall’inconscio. Il mantra porta la guarigione a questo livello di coscienza senza – almeno al momento della meditazione – richiedere l’autoanalisi. In effetti, è il complemento della terapia psicologica abituale perché implica distogliere l’attenzione da noi stessi. Questa non è evasione ma distacco. La guarigione è il preludio all’illuminazione: Non c’è nulla di segreto che non sarà manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce (Lc 8; 16-18)
Poi passiamo il livello dell’ego stesso, la “fonte del Io pensiero”, come lo chiamava Ramana. Qui incontriamo la sensazione di essere bloccati dal nostro innato senso di separazione anche se desideriamo la pace dell’unione e della non dualità. C’è voluto molto tempo per costruire questo muro di mattoni e ci vuole tempo prima che i mattoni inizino a cadere. Mentre lo fanno, vediamo attraverso il muro e, secondo il tempo stabilito da Dio, ci troviamo dall’altra parte, nello Spirito. Qui l’autocoscienza è ridotta dalla trasparenza nell’esperienza del riconoscimento – vedere e conoscere noi stessi anche se sappiamo che siamo visti e amati
Durante ciascuno di questi livelli, finché non raggiungiamo il linguaggio completo del silenzio nella dimensione spirituale, il mantra, con crescente sottigliezza, è la nostra guida fedele.
La cosa importante da ricordare è che quando viene raggiunto un livello e si aprono i suoi misteri, i livelli precedenti non vengono chiusi. La distrazione rimane, anche se notevolmente ridotta e talvolta più facilmente superabile. La guarigione continua anche dopo che le ferite maggiori sono state valutate. E l’ego continua nella vita quotidiana ma più come servitore che come tiranno.
Questo vale per altri percorsi della coscienza umana. Ad esempio, potremmo dire che iniziamo il viaggio in uno stato pretemporale di unità con tutti. Questa mente “uroborica” si aprirà al magico con il suo tentativo di manipolare quello che ora è un mondo strano e minaccioso fuori di noi. Man mano che la mente si sviluppa, creiamo storie – miti – per spiegare e gestire le cose. Poi scopriamo che siamo in grado di fare un passo indietro rispetto ad essi in modo oggettivo e razionale. Se andiamo avanti, irromperemo nell’unità cosciente della non-dualità.
Meravigliosamente, però, tutti i livelli possono rimanere aperti ed integrarsi con il successivo. La vita senza il senso della magia sarebbe algoritmicamente superficiale quanto ciò che chiamiamo “intelligenza artificiale”, ma dovremmo considerarla semplicemente come “computer molto veloci”. La vita senza l’immaginazione mitica mancherebbe del linguaggio essenziale che dà accesso alle grandi scritture e al significato trascendente. La razionalità senza il contributo di questi altri livelli sarebbe come ottenere i migliori voti a scuola ma non avere amici.