Porte e finestre mi sembrano sempre meravigliose. Spesso non riesco a resistere alla tentazione di fotografarli anche quando in realtà spesso sono molto comuni. Ma qualsiasi cosa comune può diventare meravigliosa quando cattura la tua attenzione in un modo improvviso e inaspettato e la guardi due volte o addirittura ti metti a fissarla profondamente. Non si può spiegare razionalmente ma sembra che ricambino l’attenzione che gli riservi.
Per questo ho pensato di utilizzare questa foto di una porta che è aperta quel tanto che basta per mostrarci cosa c’è dall’altra parte. In questo caso, un oceano calmo dello stesso colore del limpido cielo azzurro sopra di esso, entrambi confusi all’orizzonte. Gli orizzonti sono solo illusioni nella mente dell’osservatore perché quando vediamo con l’occhio limpido del cuore non c’è orizzonte, solo unità.
All’inizio dei quaranta giorni di Quaresima, possiamo pensare convenzionalmente di rinunciare a qualcosa (di solito qualcosa di cui potremmo essere anche leggermente, inconsciamente dipendenti, come lo zucchero) e fare qualcosa in più (di solito qualcosa che pensiamo dovremmo voler fare di più, come la meditazione). Questa è una buona cosa se è fatta come una semplice pratica infantile. Poi ci ricorda che siamo polvere e in polvere ritorneremo. Le ceneri disegnate sulla nostra fronte come un tatuaggio temporaneo ci imprimono che siamo fatti di terra e quindi apparteniamo al regno animale. Ma ci ricorda anche che il nostro breve viaggio nella vita è verso e oltre ogni orizzonte. Siamo luminosi e coscienti e capaci di grandi gradi di amore.
Nel vangelo di oggi Gesù ci insegna a lasciare qualcosa e a fare qualcosa. Dobbiamo rinunciare all’autocoscienza di colui che vuole fare (o dell’osservatore) preoccupandosi esclusivamente di quello che Dio e gli uomini stanno pensando di noi. Questa preoccupazione che tipica dell’ego ci blocca dallo stupore e chiude la porta della coscienza. Quindi in questa Quaresima perché non proviamo a sorprenderci ogni volta che iniziamo a essere prevaricati dal desiderio di avere un bell’aspetto o a quello di essere ammirati. Gesù ci dice anche di fare qualcosa, di entrare nella nostra stanza interiore, chiudere la porta e lì pregare nella chiara luce di Dio. Poi ci possiamo unire.
Quando proviamo meraviglia, l’ordinario rinasce. La Quaresima è la celebrazione dell’ordinario. Tutto quello che dobbiamo fare è tornare al presente. Se siamo tristi è segno che stiamo vivendo in un passato logorato dai nostri pensieri e ricordi. Se ci sentiamo ansiosi stiamo vivendo nel futuro. Ma se siamo in pace con noi stessi e con gli altri, la tristezza e l’ansia vengono superate e siamo nel momento presente. Non dovremmo guardare indietro alle esperienze di pace passate cercando di riconquistarle. Né dovremmo rimandare il lavoro di ritorno al presente posticipandolo a quando avremo risolto i nostri problemi e ci saremo assicurati contro il peggio.
Sia che rinunciamo a qualcosa e che accettiamo qualcosa in più, oppure che non lo riusciamo a fare, possiamo fare la cosa più importante di tutto ciò e che ci porta alla pace e che porta benefici gli altri: la pratica della presenza di Dio.