Mercoledì della Settimana Santa – 27 marzo 2024
Quelli che sto per elencare non sono due tipi di esperienze che non possiamo creare o controllare ma solo subire e, in una certa misura, forse, condividere con altri di cui ci fidiamo? Con condivisione non intendo che possiamo davvero descriverli o spiegarli perché, non appena ci proviamo, sembrano senza senso. Se hai intenzione di dire sciocchezze a qualcuno, devi prima fidarti
Innanzitutto, il senso di pura meraviglia che il mondo esista e che noi esistiamo come parte di esso. È solo meraviglia, senza il giudizio “sono felice” o “sono scontento”. La meraviglia non richiede nemmeno che risolviamo la questione: perché il mondo esiste? La meraviglia è una pura risposta a ciò che ogni cosa è in sé stessa, senza nemmeno paragonarla a nient’altro. Meraviglia infantile, umile e deliziosa allo stesso tempo.
La seconda è la convinzione che andrà tutto bene, nel senso più pieno di quelle due lettere. Madre Giuliana lo possedeva chiaramente, quando diceva: “tutto andrà bene e ogni cosa andrà bene”. Può convincerci anche quando le apparenze ci fanno sentire l’esatto contrario, che tutto è condannato e crollerà nel nulla all’ora del tè.
Quando ospitiamo queste esperienze, “ci sentiamo meglio” anche se non risolvono tutti i nostri problemi, tranne forse il grande problema a due facce della disperazione e della noia. Cosa ci fa sentire meglio, allora, quando ci sentiamo in uno stato di meraviglia e di fondamentale sicurezza? Qualunque cosa sia, è come la meditazione, che non cambia gli eventi esterni in modo magico e all’inizio non ci intorpidisce nemmeno contro il dolore dell’incertezza. Ma la meditazione è un modo tranquillo e gentile di prepararci ad accogliere queste due esperienze e di aiutarle a diventare ospiti permanenti e infine co-residenti nella casa del nostro essere.
Confido che mi perdonerete se questo vi sembrerà una sciocchezza. Quando pensiamo o parliamo di qualcosa che sta dall’altra parte del linguaggio e del pensiero, facciamo delle sciocchezze. Per dargli un senso, perché non chiamare “fede” lo stato di meraviglia e di fiducia radicale. Il credere, con il quale solitamente confondiamo la fede, è influenzata dalla fede; ma la fede stessa è indipendente dal credere. La fede è conoscenza spirituale.
Quando entriamo nel significato della Settimana Santa e lasciamo che la sua storia centrale ci legga e ci mostri il nostro posto in essa, la fede è il percorso che stiamo seguendo. Analizziamo e reimpostamo le nostre convinzioni in relazione all’esperienza della fede. Nascondersi dietro la fede è la speranza e celarsi nella speranza è l’amore. Come l’eterno motore di Dio, questi tre sono uno.
Sin dal primo secolo dell’era cristiana, sant’Ignazio di Antiochia lo ricorda oggi a ogni ricercatore
l’inizio è la fede, la fine è l’amore e l’unione dei due è Dio. Tutto il resto segue da questi e conduce alla perfetta bontà.