Domenica della quarta settimana di Quaresima – 10 marzo 2024
Siamo l’opera di Dio, creati in Cristo Gesù per vivere la vita buona come fin dall’inizio Egli aveva voluto che la vivessimo.
Così dice san Paolo nella seconda lettura della messa di oggi. Mi colpisce come un accordo o una melodia di Bach, che potrei ascoltare tutto il giorno e che improvvisamente emerge dalla sua musica, trascendendo tutto ciò che lo ha preparato librandosi al di sopra di ogni contraddizione con una gioia naturale e una semplicità blu zaffiro. Volerne discutere sarebbe come la gelosia perversa dell’ego quando si confronta con il sé.
L’idea che siamo effettivamente creati è difficile da comprendere. Va oltre la nostra visione retrograda delle cose. Tutto ciò che conosce se stesso fin dall’alba della coscienza, ha il sentimento di esistere da sempre. Forse questo è stato un errore di Lucifero, una prospettiva ingannevole. Nella stessa lettera Paolo affronta il dilemma così: «in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, affinché fossimo santi e immacolati davanti a lui nell’amore».
Non puoi discutere con il fondamento dell’essere. Non puoi mai indebolirlo. Puoi solo provare ad accettare il grado di conoscenza di te stesso con umiltà. Per quanto sgradevole per il nostro spirito indipendente esso rivela che siamo accettati, scelti, conosciuti prima di emergere nel mondo dello spazio e del tempo. Il nostro significato in questo è imparare a godere della bontà della vita realizzando che siamo una creazione, non fatta da sé e quindi non autosufficiente ma una emanazione spontanea della bellezza divina. Ma basta con questo, altrimenti saremo trascinati nel labirinto degli gnostici invece di camminare semplicemente nel labirinto delle nostre vite nella fede di essere opere incompiute. Siamo l’opera d’arte di Dio ancora incompleta; ma visto che Dio non fa opere cattive, così noi dobbiamo essere straordinariamente belli.
Piccoli drammi delle relazioni umane lo illustrano. Quando un’amicizia si interrompe senza una ragione ovvia, giorni e mesi si accumulano in un’assenza apparentemente infinita che ci separa. È facile immaginare un rifiuto, qualcosa di frainteso, un fallimento o una colpa da parte nostra, un senso di colpa per un atto inconsapevole. Quanto più immaginiamo la ragione peggiore, tanto più difficile diventa tendere la mano all’altra persona, anche con le parole vivificanti “come stai?” La vita va avanti ma la parte di noi che è stata donata all’amicizia è persa, diventa parte dei danni collaterali della vita. Poi l’assente è di nuovo lì per caso, inaspettatamente. Prima che uno di voi se ne accorga, state conversando, recuperando terreno e arrivando a capire cosa è successo. Nessuna colpa. Nessuna colpa. Basta fidarsi, fiducia che era erroneamente riposta in pensieri paurosi.
Leggi il vangelo di oggi alla luce di questo. Dio ha amato così tanto il mondo che… Dove leggi “credi” metti “abbi fede” e vedi come cambia il panorama.
di padre Laurence Freeman, OSB