Voli frequenti
Per più di 30 anni ormai, ho osservato le reazioni di chi partecipa, per la prima volta, al ritiro annuale di silenzio a Monte Oliveto Maggiore, la casa madre della congregazione benedettina olivetana. La pura bellezza del luogo, appena a sud di Siena, potrebbe risultare inquietante. Non appena si incontra la pace che vi regna insieme il senso di fede che il luogo emana e l’accogliente familiarità dei monaci vestiti di bianco che vi abitano, potrebbe emergere il pensiero che chi vi abita si senta così a casa propria che chiunque altro è condannato ad essere sempre un estraneo. Ma poi si dimostra essere uno di quei rari luoghi che hanno la grazia di far sentire chiunque a casa.
In una epoca di fondamentalismo religioso è illuminante trovare un ambiente profondamente religioso, che dà il benvenuto a persone con visioni e culture diverse. Che non si focalizza immediatamente sulle differenze o applica etichette di approvazione o esclusione. Che non giudica aspramente e condanna o assolve nel nome di Cristo o di Allah o di Jhavè. Presumo che sia questo — l’amicizia del corpo con la mente in un ambiente dalla bellezza naturale, la sorprendente amicizia che si trova nella contemplazione con gli ospiti stranieri, lo stare insieme in un flusso vivo della tradizione che non è rimasta immobile — che fa sì che le persone si sentano a casa.
Dio, come diceva Etelredo di Rievaulx, non è solo amore. Dio è amicizia, con se stessi con gli altri e con l’ambiente. Coloro che non conoscono l’amicizia non sanno nulla di Dio — specialmente coloro che sono assolutamente certi del fondamentalismo religioso che difende Dio contro i suoi nemici. Fa parte della ricerca spirituale del nostro tempo desiderare un sentimento di connessione e di fiducia reciproca, una religione che nutra la comunità invece che la divisione. E forse è proprio in questo senso cattolico di riuscire a sentirsi a casa nelle differenze che sta il significato della presenza reale. Se si è veramente a casa con in Dio, ci si sente a casa ovunque, nella pace e nella compassione.
Brano tratto da Laurence Freeman, OSB, “Frequent Flyer,” The Tablet, August 10, 2004.