La grazia del guru
La domanda rivolta da Gesù [“Chi dite che io sia?”] è il dono che il rabbunì fa a noi: il fatto stesso di formularla concede la “grazia del guru”.
In ogni epoca, la sua domanda è il dono che attende di essere ricevuto. Il suo potere semplice e sottile di destare la conoscenza del sé nella nostra esperienza della risurrezione è perenne. San Tommaso usa il tempo presente quando parla della risurrezione. Lo possiamo comprendere quando dice che la resurrezione operata dal potere divino trascende tutte le categorie di spazio e di tempo. Allo stesso modo, le icone della resurrezione nella tradizione ortodossa suggeriscono la medesima trascendenza e mostrano come il potere che ha fatto risorgere Gesù sia attivo ora e sempre.
L’opera essenziale di un maestro spirituale è soltanto questa: non dirci cosa fare, ma aiutarci a vedere chi siamo. Il sé che noi giungiamo a conoscere attraverso la sua grazia non è un piccolo e isolato ego-sé che si aggrappa ai propri ricordi, ai propri desideri, alle proprie paure. È un campo di consapevolezza simile alla, e indivisibile dalla, consapevolezza che è, allo stesso modo, il Dio della rivelazione cosmica e biblica: l’unico grande “IO SONO”.
Brano tratto da Laurence Freeman OSB, “Gesù, il maestro interiore”, Edizioni Dehoniane Bologna.