Sul giudicare
I Padri e le Madri del Deserto hanno basato la loro vita e la loro preghiera sull’insegnamento di Gesù.
Le Beatitudini erano i loro comandamenti. Hanno sperimentato personalmente che una delle cose più difficili da fare nella vita è quella di non giudicare gli altri. Quindi hanno seguito le parole di Gesù nel Discorso della Montagna: ‘ Non giudicate e non sarete giudicati ‘. Leggiamo nei ‘Detti dei Padri del Deserto’: ‘I vecchi dicevano, non c’è nulla di peggio di un giudizio effimero’. Conoscevano la mente e il cuore degli esseri umani.; erano grandi psicologi. Sapevano che nel giudicare gli altri in realtà stiamo inconsciamente giudicando noi stessi. Si tratta di spiacevoli sensazioni che quindi proiettiamo sugli altri. Infatti, il comportamento che critichiamo negli altri, è potenzialmente il nostro: “Non puntate mai il dito con disprezzo o giudizio verso il vostro prossimo, perché quando puntate, ci sono tre dita che puntano all’indietro verso di voi.” (Bear Heart – ‘The Wind is my Mother’)
La nostra tendenza a spettegolare, giudicare e criticare gli altri in realtà mostra le nostre ferite irrisolte e il condizionamento causato da altri quando eravamo giovani. Riconoscere le nostre ferite e accettarle ci porta alla ‘purificazione delle emozioni’, uno degli obiettivi del cammino spirituale: “chi non può chiudere gli occhi sulla colpa di un amico, sia essa reale o apparente non possiede ancora la libertà interiore.” (Massimo il Confessore)
La seguente storia dalla tradizione del Deserto esemplifica l’atteggiamento necessario. Un fratello commise una colpa. Venne convocato un consiglio a cui fu invitato Abba Mose, ma egli si rifiutò di andare. Il prete mandò poi qualcuno a dirgli: ‘Vieni, perché ti stanno aspettando tutti’. Quindi egli si alzò e andò. Prese una brocca che perdeva, la riempì d’acqua, e la portò con sé. Gli altri uscirono per andargli incontro e gli dissero: ‘Che cosa è questo, Padre?’ Il vecchio disse loro: ‘i miei peccati scivolano dietro di me, e io non li vedo, ed oggi vengo per giudicare l’errore di un altro. A queste parole essi non dissero più nulla al fratello, ma lo perdonarono.
E ancora, nel giudicare gli altri li congeliamo con lo sguardo; li intrappoliamo in un particolare momento nel tempo, non concedendo loro la possibilità di progredire e di crescere cosa che può realmente accadere in un istante: “Abba Santia disse, ‘Il ladro era sulla croce ed è stato salvato con una sola parola; e Giuda che è stato annoverato nel numero degli apostoli sprecò tutto il suo impegno in una sola notte e precipitò dal cielo all’inferno. “(Storie dei Padri del Deserto).
La meditazione è fondamentale per raggiungere questo atteggiamento non giudicante, più compassionevole. Eppure, soprattutto nella meditazione, spesso critichiamo noi stessi: “Perché la mia mente è sempre piena di pensieri? Perché non riesco a stare immobile? “Non giudicare. Non farti trascinare dai tuoi pensieri o sopraffare dai tuoi sentimenti. Accetta solo le cose così come sono. Osserva semplicemente, riconosci ciò che attraversa la tua mente e torna delicatamente al tuo mantra. Diventa un osservatore imparziale. Questo approccio diventa ben presto parte integrante del nostro essere e porta al distacco, alla compassione e alla consapevolezza.
Kim Nataraja