Il Regno di Dio
Per la vera meditazione, preghiera contemplativa, l’abbandonarsi è qualità essenziale.
È un’istanza di rinuncia ai pensieri, all’immaginazione o alle raffigurazioni. In questo lasciarsi andare, lasciamo fluire il passato ed il futuro – le memorie che ci hanno modellato e le nostre speranze, i desideri e le paure che danno forma al nostro futuro. La meditazione, il ripetere il nostro mantra fedelmente, sviluppano la disposizione interiore a vivere il momento presente, e ciò ha una profonda influenza nella vita di ogni giorno. Vediamo le persone e le situazioni così come sono realmente e non attraverso la matrice dei nostri condizionamenti e dei nostri bisogni di sopravvivenza. Più meditiamo, più saremo capaci di farlo, e sempre più l’enfasi della nostra attenzione ed interesse si sposterà dai nostri propri bisogni di sopravvivenza, alla cura per la sopravvivenza degli altri, e del nostro ambiente. Saremo veramente capaci di abbandonare la nostra egocentrica volontà per affidarci realmente al “Sia fatta la Tua Volontà”.
Avremo anche più spesso la possibilità di riuscire a scorgere un’altra realtà, una realtà di pace e amore, che ci infoderà il coraggio di perseverare nonostante tutte le difficoltà create dai nostri pensieri dispotici. Nella Scrittura quell’altra realtà è descritta da Gesù come “Il Regno”. Entrare nel “Regno” era l’aspirazione somma dei Padri e delle Madri del Deserto, sull’esempio dei quali, noi stessi basiamo il nostro modo di pregare. Lo scopo immediato che si prefiggevano era “la purezza del cuore”. Thomas Merton esprime quello stato con queste parole: “Quello che i Padri cercavano sopra ogni cosa era il loro vero sé, in Cristo. E per raggiungere questa meta, dovettero rifiutare completamente il falso e il formale sé, costruito sotto le costrizioni sociali del “mondo”. Il loro motto era il consiglio espresso da San Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente…” (Romani 12,2). Ogni volta che lasciamo andare i nostri pensieri e le nostre immagini, ogni volta che non seguiamo uno dei desideri che sgorgano dal nostro ego, avanziamo lungo lo stesso cammino degli Eremiti del Deserto verso “Il Regno”.
Ma che cos’è “Il Regno”? Nella Scrittura, Gesù cerca di mostrarci attraverso numerose parabole i molteplici livelli di significato che la realtà de “Il Regno” include. Non ci da una sola risposta: è molto difficile esprimere una verità sentita e vissuta profondamente per mezzo di semplici parole. Egli ci offre solamente dei cenni di questa realtà: è necessario che la scopriamo da noi stessi. Non possiamo farne una ricerca intellettuale – un “dottorato” sul significato de “Il Regno” – ma attraverso l’esperienza del silenzio nella preghiera pura, scopriamo che tutti i molteplici racconti che Gesù ci propone sono tutte sfaccettature dell’unico diamante – la totale e pervasiva energia dell’amore, della compassione e del perdono.
Laurence Freeman nel suo libro “Gesù, Il Maestro Interiore”, descrive così gli effetti che “Il Regno” produce in noi: “Se il Regno è vivo in noi, non c’è odio e neppure competitività egoistica, e tanto meno alcuna causa di divisione. Se Il Regno è all’interno dei nostri cuori, la nostra vera natura dissipa ogni forma di ignoranza riguardo a noi stessi, e stabilisce armonia ed integrazione tra i due poli del conscio e dell’inconscio. Allora siamo liberi di agire in accordo con la nostra fondamentale bontà: cioè come noi siamo ad immagine e somiglianza di Dio”.
Kim Nataraja